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L’ABC dell’impianto di nuove barbatelle

Il comportamento morfo-funzionale e la corretta gestione dei primi stadi di sviluppo delle barbatelle
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Al fine di portare le giovani barbatelle all’entrata in piena produzione al terzo anno dall’impianto è necessario mettere in atto delle corrette pratiche di potatura, gestire in modo adeguato la risorsa idrica e del suolo, usare appropriatamente le protezioni. Quando si progetta un vigneto, bisogna porre l’attenzione su diversi fattori: la sistemazione del terreno e la sua preparazione, la forma di allevamento e il relativo sesto d’impianto, l’impianto di irrigazione ecc.

La barbatella che viene messa a dimora deve essere sottoposta, nei primi 2-3 anni post-impianto, alla potatura di allevamento, che si prefigge sostanzialmente due obiettivi:

  • Assicurare il più rapido sviluppo della struttura scheletrica delle viti in rapporto alla forma desiderata;
  • Ottenere la più rapida messa a frutto delle giovani piante senza penalizzare l’attività radicale.

L’irrigazione della barbatella, affinché l’adacquamento sia efficiente, pone due problematiche: la necessità di portare l’acqua esattamente nell’area circoscritta in cui insiste il suo ancora poco sviluppato apparato radicale e, non meno importante, la quantificazione dell’apporto. Durante la fase di allevamento è necessario anche porre molta attenzione alla competizione che esercitano, dal punto di vista idrico, le erbe infestanti; diventa quindi importante la conoscenza della composizione floristica del tappeto erboso.

Anche la gestione del suolo durante la fase di allevamento ha un forte impatto sulla crescita delle giovani viti e, conseguentemente, sulla velocità di occupazione dello spazio. La pacciamatura svolge delle azioni positive, in quanto conserva l’umidità del terreno e determina un aumento della temperatura del suolo di 1.5-2°C rispetto al non pacciamato, certamente favorevole per le radici. È però poco praticata a causa della sua difficile praticabilità in vigneto. Si stanno per questo sperimentando tecniche di pacciamatura naturale organica (es residui di sfalcio erboso o da sovescio) e pacciamature con gel naturali (sospensioni naturali a base di olio di colza e amido) che garantiscono una buona protezione per almeno 6 mesi e si degradano nel giro di circa 1 anno.

Per la protezione delle barbatelle all’impianto è molto diffuso l’utilizzo degli shelter il cui effetto più evidente è l’incremento termico al loro interno.