La storia del Superiore di Susan Gordon
La scrittrice americana presenta il suo ultimo libro dedicato a Conegliano Valdobbiadene, tra storia, uomini e tecnica
Raccontare il Prosecco Superiore attraverso la sua storia, quella degli uomini che l’hanno creato ed il territorio che ne è la vera espressione. È questo “The Story of Prosecco Superiore”, pubblicato a febbraio di quest’anno da Rowman & Littlefield, editore indipendente americano con sede a Washington DC. Autrice è Susan H. Gordon, esperta comunicatrice del vino a livello mondiale, nata a Roma e cresciuta a New York, dove vive nel quartiere del Bronx. Susan ha recentemente conseguito un Dottorato in Creatività presso la University of the Arts di Philadelphia, ha ottenuto il Master of Fine Arts in narrativa alla News School di New York, è certificata Wine and Spirit Education Trust ed è Wine Ambassador per Vinitaly International Academy. Scrive di vini italiani come collaboratrice di ForbesLife e copre gli Stati Uniti orientali per il Pocket Wine Book di Hugh Johnson.
“The Story of Prosecco Superiore” racconta in nove capitoli, per 380 pagine, la storia e la scienza che sta dietro al vino delle colline del Conegliano Valdobbiadene, come anche le sue radici nelle lingue e culture italiane e nella vita e nei suoni delle colline dell’alta Marca Trevigiana. Partendo da Antonio Carpenè, vero pioniere dell’enologia, seguendo il suo lavoro fino alla metà del XX secolo, quando il moderno Prosecco inizia la sua ascesa, e arrivando fino ai nostri giorni, dove i nuovi viticoltori ed enologi hanno trasformato la cultura delle colline e l’ingegno del Prosecco Superiore in nuove miscele di complessità, tecnologia e artigianato.
Susan come hai iniziato ad appassionarti al mondo del vino?
Lo devo alle mie radici italiane, soprattutto a mio padre, di origine abruzzese, per il quale il vino aveva un valore culturale. Con gli anni mi sono appassionata sempre di più al vino e soprattutto alle sue storie, che trovo assolutamente affascinanti e tutte da raccontare. I vini sembrano vivere in silenzio, ma basta saperli ascoltare per capirli davvero.
E i tuoi primi approcci al Prosecco Superiore?
Iniziano nel 2015, quando ho partecipato ad una masterclass sul territorio. Devo dire che allora del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG sapevo francamente poco e quella era per me l’occasione giusta per conoscerlo. Mi colpì soprattutto una frase detta dall’allora presidente del Consorzio, Innocente Nardi: “qui produciamo i vini migliori al mondo”. Allora mi sembrava un’esagerazione, ma mi ha spinto a comprenderne davvero la complessità e unicità. E soprattutto le sue origini e la sua storia, che mi hanno aperto un mondo ricco di aspetti interessanti.
Come hai cercato di raccontarlo nel tuo libro?
La cosa che più mi ha colpita è l’origine: in un periodo storico, quello del Risorgimento italiano, già di per sé ricco di spunti. Carpenè stesso era seguace di Giuseppe Mazzini, oltre che chimico ed enologo, fu anche soldato garibaldino, scrittore, inventore e un politico ottimista, anche se informale. Da qui ho cercato di capire come sia arrivato al successo che ha oggi, raccontando gli uomini che lo hanno guidato come l’enologo Tullio De Rosa, e la tipicità del territorio e del paesaggio. E ho cercato di farlo con un linguaggio inedito, diverso dal solito modo di raccontare il vino, quasi sperimentale, che punti più alle emozioni che suscitano le storie, i metodi e i luoghi del Prosecco Superiore, uno dei più importanti spumanti mondiali. Ho trattato la storia del Prosecco Superiore per quello che è davvero: una grande storia italiana.