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Storie  

Dove il vino incontra i marroni

Alla scoperta del borgo di Combai, patria del Marrone Igp e luogo di elezione per la coltivazione del Verdiso
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Di Paolo Colombo

Foto Joe Murador

Se qualcuno ancora pensasse che il matrimonio perfetto non esiste, dovrebbe fare una capatina a Combai. Perché questo suggestivo borgo di 480 anime, situato nella stretta valle ai piedi del Monte Cesen, a metà strada tra Miane di cui è frazione e Guia di Valdobbiadene, è patria di uno dei più felici matrimoni enogastronomici del territorio collinare del Conegliano Valdobbiadene: quello tra la castagna, in particolare della varietà marroni, ed il vino, nel caso specifico quello prodotto dal vitigno autoctono Verdiso.

Combai, che negli antichi documenti era citato come Combayo, parrebbe derivare dal latino culmen vallis, ossia sulla sommità della valle, ad indicare la sua posizione sopraelevata nella bellissima zona collinare della Valsana. Pare che i primi insediamenti – come racconta anche lo storico locale Michele Pagos in uno dei suoi libri sull’argomento – siano da attribuire all’assegnamento di un podere, in posizione strategica a controllo della valle, per meriti militari ad un mercenario romano di nome Metellus, tra il 350 e il 400 d.C. Una delle prime citazioni scritte di Combayo risale invece al 1027, in un atto di donazione dell’allora imperatore del Sacro Roman Impero, Corrado II il Salico, al Vescovo conte di Feltre e Belluno. In epoca medioevale poi, Combai diventa regola della pieve di Miane e successivamente passa sotto il dominio dei Conti Brandolini.

Poco fuori dall’abitato si può ancora oggi percorrere la “Strada de la Fan” (strada della fame), uno stretto sentiero acciottolato che si inerpica sui boschi della collina, fino alla località Costalada, e che ricorda i tragici anni della Grande Guerra. Il nome deriva dal fatto che per realizzare il sentiero, voluto dagli austriaci per trasportare i cannoni che dovevano bombardare la piana del Piave, venivano chiamati vecchi, donne e bambini che in cambio ricevevano una brodaglia e un tozzo di pane, che pur di non morire di fame accettavano. Oggi, alcuni tratti della strada conservano ancora il lastricato originale.

IL MARRONE DI COMBAI

La strada è parte del Sentiero dei Marroni, che attraverso quello che è sicuramente il gioiello di Combai: i suoi castagneti. In località di Casere Pardolin, siamo a 520 metri di altitudine, incontriamo Lucio Colmellere, esperto della cultura popolare montana ed oggi castanicoltore, proprietario di una trentina di castagni ereditati dal padre. “La coltivazione del castagno – racconta – ­ha origini lontane. I romani lo coltivavano sempre nei nuovi insediamenti perché il suo legno, estremamente resistente alle intemperie, era il più adatto alla costruzione delle palizzate difensive. Forse lo stesso Metellus lo coltivò qui per primo. Quel che è certo è che qui già nel XVII secolo esisteva la coltivazione dei castagni ad uso alimentare”.

Lucio è membro e conferitore dell’Associazione dei Produttori dei Marroni di Combai, che conta 200 castanicoltori della Comunità delle Prealpi trevigiane. Il Marrone di Combai, che dal 2009 si fregia della qualifica di prodotto Igp, è considerato una delle migliori varietà. “Coltivare castagni richiede fatica e tanta passione – continua Lucio –, anzitutto è importante la pulizia del sottobosco, altrettanto lo è la potatura e poi non dimentichiamo che il marrone è un frutto estremamente delicato e deperibile, e va trattato e lavorato con molta cura”.

In cucina il marrone ha svariati usi, dall’antipasto sino al dolce, dalle marmellate alla birra, dalla zuppa alla farina. “Ma il modo migliore per gustarli rimane quello tradizionale, arrostiti sul fuoco”, spiega Vittoria Moro, presidente della Pro Loco di Combai, che ogni anno organizza in paese la Festa del Marroni, giunta alla sua 79ª edizione, in programma dal 6 al 29 ottobre, proprio poco dopo il periodo di raccolta. “Oltre ad assaggiare i marroni, proporremo degli stand gastronomici con piatti della tradizione sempre a base di marroni. Ma sono previste anche passeggiate nei dintorni e mostre speciali, quest’anno una dedicata alle cartoline d’epoca” (il programma completo sul sito della Pro Loco www.combai.it).

IL VERDISO

Ma non si può parlare di marroni senza citare il Verdiso, altro prodotto simbolo di Combai, e suo perfetto compagno di abbinamento. Il Verdiso è un vitigno autoctono, che viene usato insieme alle uve Bianchetta e Perera come taglio per il Prosecco Superiore, ma che alcuni viticoltori coraggiosi e visionari, legati alle tradizioni, producono anche in purezza. Come Luca Pederiva, proprietario di una storica cantina di Combai che nel Verdiso come prodotto di nicchia, ma con sempre maggior seguito di appassionati, crede moltissimo: “Questa è l’area più vocata per la sua coltivazione, proprio per le caratteristiche sassose del terreno. È un vino fresco, con una fine nota acidula, godibile con piatti leggeri come pesce, crostacei e risotti alle erbe e ovviamente coi marroni. Ed oltre alla versione tranquillo, ne produciamo anche una versione spumantizzata brut”. E a dimostrazione che il matrimonio tra marroni e verdiso regge bene, ecco anche la Strada del Verdiso, l’Associazione Amici del Verdiso, e la mostra dedicata esclusivamente a questo vino, che si chiama “È Verdiso”, rientra nella serie di mostre della Primavera del Prosecco Superiore, ed è in programma sempre a Combai a maggio.

 

[Articolo originariamente pubblicato sulla rivista Visit Conegliano Valdobbiadene Autunno/Inverno 2023. L’intero numero è disponibile qui]