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Sul colle a “cavar nomi”

L'antica usanza, tuttora in uso, di affidare i nascituri a San Martino tra fede e leggende
Col San Martino (1)

“Cavar nomi”, lo definiscono da queste parti. Ossia a Col San Martino, dove da secoli si venera San Martino di Tours, vescovo ungherese vissuto nel IV secolo. Un religioso che prima dell’abito talare vestì la divisa di soldato, noto in tutta Europa per la sua generosità tanto che l’iconografia lo ritrae solitamente nell’atto di donare un mantello ad un povero.

Ma che a Col San Martino è celebre soprattutto per aver ridonato la vita ad un neonato dichiarato morto, come ricorda una tela nella chiesa arcipretale del paese. Ed è proprio da questo fatto leggendario che nasce l’affidamento dei nascituri a San Martino, attraverso il “cavar nomi”: gesto con il quale, da secoli, le coppie che attendono un figlio o che desiderano averne uno, chiedono la protezione del Santo estraendo da un’apposita urna di legno un foglietto nel quale sono stampati un nome maschile ed uno femminile.

Un nome che i futuri genitori s’impegnano, poi, a dare al nascituro o alla nascitura. L’urna, ancor oggi a disposizione dei fedeli, contiene i foglietti stampati e raccolti dai vari parroci nel tempo: un tempo così lungo che spesso, in passato, i nomi sono risultati essere molto singolari, al punto che si dovette ricorrere ad una selezione per aggiornarli con nomi più correnti. L’usanza è documentata fin dal maggio 1743 anche se la
sua origine è sicuramente molto più antica, e molte sono le grazie ricevute anche in tempi recentissimi, testimoniate anche dai numerosi ex-voto e segni di riconoscenza lasciati dai fedeli sia nella cappella dedicata a San Martino presso la chiesa arcipretale sia, soprattutto, nella vicina chiesetta ottagonale in stile neo-gotico, costruita nel 1927 sul luogo in cui sorgeva una chiesa distrutta dai bombardamenti della Grande Guerra.

Una chiesetta antichissima, che rappresentava la cappella di un fortilizio che i documenti storici identificano come “Castelletto”. Se un tempo, quando la mortalità infantile era elevata, era soprattutto la salute della creatura in arrivo quella che i futuri genitori invocavano, oggi sono numerose le coppie che – dal circondario ma anche da molto lontano – raggiungono Col San Martino per invocare la grazia di avere un figlio tanto cercato, o di portare a termine felicemente una gravidanza difficile.

Ogni domenica e nei giorni festivi, quando la chiesetta è aperta al pubblico, sono molte le coppie che non mancano di visitarla, o che partecipano alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale, per “cavar nomi” e porre
la loro famiglia sotto la protezione di San Martino. Perché i nomi cambiano e le priorità pure, ma la leggenda e i suoi significati di speranza restano, alimentati dalla fede.

[Articolo originariamente pubblicato sulla rivista Visit Conegliano Valdobbiadene Autunno Inverno 2020. L’intero numero è disponibile qui]