Piovosità in aumento: l’analisi del Consorzio
Il direttore Diego Tomasi illustra i dati sulla piovosità degli ultimi 55 anni e le ripercussioni sulla viticoltura e sul territorio.
La pioggia rappresenta per la viticoltura un fattore determinante per il risultato qualitativo. Ma, ovviamente, incontrollabile. E quando si verificano eventi di piovosità superiori alla norma, come quelli avvenuti nella seconda metà di maggio, rischiano di compromettere non solo il normale decorso stagionale del ciclo vegeto-produttivo ma anche di causare danni non indifferenti al territorio, come il fenomeno delle frane che ha interessato il Conegliano Valdobbiadene nell’ultimo periodo.
Per capire meglio come si sta evolvendo la piovosità nel territorio della Denominazione, e quali riflessi ha e potrebbe avere in futuro sui viticoltori, abbiamo raccolto la voce autorevole del direttore del Consorzio di Tutela, Diego Tomasi.
Dottor Tomasi, cosa emerge dai dati relativi alla piovosità che avete raccolto sul territorio?
Abbiamo analizzato tutti i dati a partire dal 1959 e sino 2024 provenienti dalla stazione di Conegliano. In termini annuali, il record assoluto si è verificato nel 2014, con 2000 mm di pioggia, preceduto però di pochi anni (2010) dal secondo record di 1.850 mm. Ma il dato che salta all’evidenza è che le annate con valori di piovosità molto alti, ovvero intorno ai 1550 mm annui, sono state molto più frequenti dopo il 2000. Andando più nel dettaglio, analizzando la quantità di pioggia caduta durante il periodo vegetativo della vite, quindi da aprile fino a fine agosto, se fino al 2000, ovvero in 41 anni, si sono verificati tre eventi con più di 800 mm, dal 2000 in poi, quindi in 24 anni, ne abbiamo già avuti due. La frequenza di piovosità estrema è stata quindi più alta negli ultimi decenni. Ma ancora più interessante è l’analisi del periodo aprile-maggio: dal ‘59 fino al 2012 non si sono mai verificate le piovosità che abbiamo avuto nel 2013, con 420 mm in questi due mesi, nel 2019, con 566 mm, e nel 2021, con 395 mm. E quest’anno, alla data del 26 maggio, siamo già arrivati a 320 mm. È quindi innegabile che questa sia una delle tante espressioni del cambiamento climatico che stiamo vivendo, ovvero di una maggiore piovosità soprattutto nei mesi di aprile e di maggio. Un’evidenza che sta emergendo con assoluta chiarezza e che non possiamo assolutamente trascurare: dal ‘59 ad oggi delle piogge così elevate come nel 2013, 2019, 2021 e 2020 non si erano mai viste se non sfiorate nel 1975.
Quali sono le conseguenze di queste precipitazioni?
Per quanto riguarda il territorio, causa la concentrazione delle piogge, è aumentata la frequenza di frane e smottamenti più o meno estesi, specie in zone dai suoli argillosi, quindi più sensibili. Va detto, però, che su questo aspetto non possiamo incolpare la viticoltura. Questo perché non ci sono mai state precipitazioni così forti e soprattutto così concentrate, tanto da sfiorare i 600 mm in due mesi. Come vale anche per le strade, che si si allagano, altrettanto vale per il vigneto: entrambi non sono stati progettati per precipitazioni così forti. Anzi, i dati ci mostrano che abbiamo un territorio capace di resistere meglio di altri a queste anomalie. E questo lo dobbiamo al lavoro di cura dei viticoltori che, va ricordato, sono i primi gestori e custodi del territorio.
E come incidono, invece, sul vigneto?
La principale ripercussione è l’aumento di vigoria, perché quando piove la pianta vegeta più rapidamente, col rischio anche di un incremento delle malattie, ma che per fortuna riusciamo a contenere. Però quando una vite si abitua ad aver così tanta acqua nei primi due mesi, bastano poi tre settimane di secco per mandarla subito in difficoltà ed è quindi più sensibile alla carenza idrica che sempre più spesso si verifica a luglio o ad agosto. Inoltre, quando piove abbiamo meno radiazione solare, temperature più basse e quindi un ritardo fenologico, come stiamo vedendo in questi giorni. Quindi il nuovo clima ci sta abituando ad una grandissima variabilità all’interno della stessa annata, con periodi umido-piovosi estremi che si alternano, anche molto rapidamente, a periodi secchi altrettanto estremi. E questo porta enorme stress alla vite. Se cinquant’anni fa potevamo identificare annate piovose o secche o calde, oggi nella stessa annata si verificano tutte queste condizioni meteo: questa la vera novità climatica.
Soluzioni per questa situazione?
Innanzitutto, chiedere alla Regione e alle amministrazioni di poter eseguire interventi di manutenzione del territorio più celermente, snellendo i tempi burocratici, per questo come Consorzio, vorremmo cercare un interlocutore con tecniche innovative per quanto riguarda le sistemazioni collinari e nel contempo aprire un tavolo di dialogo con la Regione per accelerare alcuni processi di risistemazione delle frane. Per quanto riguarda la gestione del vigneto abbiamo aperto un dialogo diretto con i nostri viticoltori e un esempio è il numero in uscita di “in vigneto” totalmente dedicato alla mitigazione degli effetti del cambio climatico.