Lo Young Club in visita alla Franciacorta
Il racconto e le riflessioni sul primo viaggio studio dei giovani della Denominazione nel territorio vinicolo bresciano
È stata la Franciacorta la meta del primo “viaggio studio” dello Young Club Conegliano Valdobbiadene. Il progetto voluto dal Consorzio di Tutela per coinvolgere attivamente e far crescere le giovani generazioni della Denominazione. Composto da una settantina di giovani tra i 25 e i 35 anni, che operano in ogni settore delle aziende socie del Consorzio, dall’ambito tecnico-viticolo a quello commerciale sino al marketing, lo Young Club ha come finalità la creazione di una forte coesione e uno spirito di squadra, per traghettare verso il futuro le radici, i valori e l’identità del Conegliano Valdobbiadene.
Tra le attività del progetto ci sono incontri con esperti su tematiche strategiche, come la sostenibilità ambientale e la promozione del prodotto in Italia e nel mondo, e tour di approfondimento in altre zone viticole italiane ed internazionali per raccogliere stimoli e idee per la crescita e lo sviluppo della Denominazione. Il primo di questi tour ha avuto luogo la scorsa estate nella Franciacorta, uno dei territori vinicoli più vivaci e attivi del settore spumantistico. Nata come DOC nel 1967 (e DOCG dal 1995), una delle prime denominazioni di origine italiane, La Franciacorta ha una zona di produzione di poco più di 2 mila ettari in alcuni comuni del bresciano e conta su una produzione annua intorno alle 20 milioni di bottiglie.
Per parlarne, abbiamo sentito Fabio Cecchetto, 28 anni, co-titolare assieme ai fratelli Alessio e Simone della cantina Ca’ di Rajo, dove si occupa della parte commerciale, che ha fatto parte della trentina di giovani dello Young Club in visita alle cantine della Franciacorta.
Fabio, come si è svolto il tour dello Young Club in Franciacorta?
Abbiamo visitato tre cantine del territorio: Ca’ Bel Bosco, Monte Rossa e Derbusco Cives. Brand molto importanti e conosciuti non solo del territorio, ma anche a livello nazionale, per cui la visione complessiva che ci siamo fatti è stata sicuramente significativa. Abbiamo visitato soprattutto le cantine, quindi ci siamo focalizzati principalmente sul lato produttivo, sul disciplinare e sulle strategie di espansione della Denominazione.
Quali sono le impressioni che ne hai ricavato?
Quelle che mi ha colpito è stata soprattutto la forte identificazione col territorio. Visitando le loro cantine si percepisce di entrare in realtà con una visione ben chiara, che punta sulla qualità e sul brand e quindi sul valore del prodotto. Con una cura anche al particolare e alla storia importante che c’è dietro questo territorio. L’impressione generale è di cantine che non lasciano nulla al caso, nulla di scontato, anche per dimostrare come la fascia di prezzo in cui si pone il loro prodotto sia assolutamente giustificata.
Come Conegliano Valdobbiadene, quali sono gli spunti e le riflessioni che possiamo trarre?
È difficile fare dei paragoni tra la nostra Denominazione e loro, anche se ci sono sicuramente delle similitudini, soprattutto come sviluppo dell’enoturismo e comprensione della sua importanza per veicolare e qualificare il brand. Basti pensare che una cantina come Ca’ Bel Bosco, anche quando organizza eventi per privati o aziende terze, aggiunge sempre come obbligatoria una visita alla cantina.
Ho comunque notato una comunicazione molto forte dell’identità al territorio. Tutte le cantine che abbiamo visitato hanno questa caratteristica, cioè di comunicare in maniera costante il loro “essere Franciacorta”. E sono sicuro che questa identificazione è un’arma in più in qualsiasi trattativa. Altro elemento distintivo è il forte spirito imprenditoriale che si respira, anche solo guardando agli importanti investimenti fatti, che sicuramente ha contribuito fortemente alla loro crescita e al posizionamento sul mercato.