Le Rive, tra eccellenza vitivinicola e fragilità
Due progetti per un futuro sostenibile: ecco come il Consorzio di Tutela protegge le Rive dai cambiamenti climatici e dai conseguenti rischi idrogeologici

Bellissime ma fragilissime. Il territorio di grande valore socioeconomico e paesaggistico delle colline di Conegliano Valdobbiadene, riconosciute Patrimonio UNESCO da cinque anni, è sempre più minacciato dai cambiamenti climatici e dai conseguenti fenomeni di dissesto idrogeologico. E le “Rive”, ovvero le pendici scoscese delle colline che caratterizzano quest’area e che producono i vini ancor più pregiati, sono da questo punto di vista particolarmente vulnerabili.
Il problema del dissesto idrogeologico
Negli ultimi anni le Rive sono sempre più spesso state soggette a frane e smottamenti a causa di eventi climatici estremi, come piogge torrenziali seguite da periodi di siccità, che mettono a dura prova il delicato equilibrio del territorio. Il 2024 ha visto precipitazioni senza precedenti tra aprile e giugno, seguite da un periodo di siccità che ha portato le viti molto vicino allo stress idrico alle viti. Il territorio, composto da suoli di origine sedimentaria con tipologie diverse, è esposto a rischi variabili, con alcune aree più vulnerabili agli effetti di queste anomalie climatiche. In particolare, i mesi di aprile, maggio e metà giugno registrano ogni anno piogge sempre più intense, con eventi superiori ai 500 mm, in alcune annate triplicate rispetto al passato. A testimonianza di ciò, sono state censite l’anno scorso 50 frane nel solo comune di Farra di Soligo.
Ma la fragilità delle Rive non è solo un problema ambientale, ma anche economico: la viticoltura in queste zone è più complessa e costosa a causa della pendenza dei terreni che può superare il 60% e della necessità di manodopera specializzata. Le Rive, pur rappresentando un’eccellenza enologica, sono anche territori fragili.
Le parole del Presidente del Consorzio di Tutela, Franco Adami
Il presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, Franco Adami, sottolineando come il successo delle colline derivi da chi ha creduto nel potenziale del territorio, creando un vino apprezzato a livello mondiale, sottolinea come gli eventi climatici estremi mettano a rischio le colline più ripide delle Rive, causando gravi danni e rendendo complessa la gestione economica e paesaggistica. “Essendo anche un produttore che lavora sulle Rive, conosco benissimo quali sono le problematiche e ritengo che se non ci attiviamo a dare un segnale forte ora, rischiamo che il nostro paesaggio, così bello da essere riconosciuto Patrimonio UNESCO, possa subire delle conseguenze. Ed è proprio per affrontare con un impegno concreto queste sfide che il Consorzio di Tutela ha avviato in questi anni diversi progetti che mirano a proteggere e valorizzare le Rive. L’obiettivo è quello di coniugare la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale con la sostenibilità economica e ambientale, garantendo un futuro alle Rive e a chi le lavora”.
I Progetti per la salvaguardia delle Rive: VALORIVE e IN.TE:GRA
Due sono i progetti in cui il Consorzio di Tutela è coinvolto e su cui sta lavorando: il Progetto IN.TE.GRA che mira a ridurre il rischio erosivo attraverso strategie innovative e sostenibili, aumentando la resilienza dei vigneti ed il Progetto VALORIVE, che si propone di valorizzare le Rive attraverso uno studio approfondito delle loro caratteristiche ambientali.
“Le Rive – spiega il direttore del Consorzio di Tutela, Diego Tomasi – sono le pendici delle colline scoscese che caratterizzano il territorio, con vini prodotti esclusivamente da uve provenienti da un unico comune o frazione. Obiettivo del Consorzio con questi due progetti e di valorizzarle ulteriormente”. Il Progetto VALORIVE, che vede coinvolti come partner assieme al Consorzio di Tutela anche Uva Sapiens, CREA, CIPAT e la società agricola Siro Merotto, prevede uno studio dettagliato del microclima e del suolo di nove Rive, selezionate in base alle nove diverse tipologie di suolo esistenti all’interno della Denominazione, con l’obiettivo di comprendere il microclima della singola riva e la microbiologia del suolo. Saranno effettuate nove vinificazioni (20-30 quintali di uva ciascuna) in nove cantine diverse, seguendo uno stesso protocollo enologico, per cogliere l’effetto del suolo e della sua microbiologia, del microclima e dei suoi legami con gli aromi dell’uva, escludendo variabili legate alla tecnica di vinificazione.
Il progetto IN.TE.GRA si concentra invece sul rischio erosivo e idrogeologico delle Rive del Conegliano Valdobbiadene. Prevede la creazione di una mappa del rischio idrogeologico, considerando la pendenza, la composizione del suolo e le precipitazioni, realizzata dal professor Paolo Tarolli dell’Università di Padova utilizzando un software per analisi e simulazione sul rischio idrogeologico. Verranno poi selezionate alcune frane di diversa dimensione e tipologia per definire cosa si intenda per “microfrana”, e in questi casi richiedere la possibilità di adottare una procedura semplificata per la loro sistemazione. Per le frane più grandi, si cercheranno soluzioni di ripristino basate sull’ingegneria naturalistica, con metodi che non impattino sul paesaggio e coinvolgendo anche una società specializzata nello studio delle specie erbacee più adatte ad ogni singolo caso. Al termine di questo lavoro e dai dati raccolti, verrà realizzato un manuale di gestione delle colline patrimonio UNESCO per raccogliere tutte le informazioni sui rischi, le definizioni di microfrana e le tecniche di ripristino”, tempo di realizzazione due anni.