Intelligenza artificiale e mondo del vino
La nuova rivoluzione delle IA come cambierà il mondo del vino? E quali sono le sue attuali applicazioni e le prospettive future. Lo abbiamo chiesto a due esperti digitali

Una rivoluzione che cambierà per sempre le nostre vite oppure una moda passeggera ed effimera che si sgonfierà col tempo? Parlare oggi di Intelligenza Artificiale vuol dire tuffarsi in un mondo vastissimo, fatto di strumenti diversissimi, dalle IA generative come la celebre ChatGPT a quelle predittive di analisi e monitoraggio, e di un altrettanto vasto coacervo di opinioni spesso contrastanti. Sì, sono utilissime. No, porteranno via forza lavoro. Ci aiuteranno nei lavori più ripetitivi, ma elimineranno la creatività e il pensiero critico. Insomma, una grande Babilonia su cui districarsi non è così facile.
Ma per il mondo del vino, cosa potrebbe cambiare e come si potrebbero utilizzare le IA a proprio vantaggio? Già oggi ci sono aziende che usano il deep learning per analizzare i dati climatici, per ottimizzare la coltivazione e selezionare le uve, migliorando la qualità del raccolto. Inoltre, la viticoltura predittiva utilizza l’IA per monitorare i vigneti e prevedere stress ambientali o infestazioni di parassiti, consentendo interventi tempestivi. Tutti strumenti che stanno aiutando i viticoltori a migliorare l’efficienza e la qualità del prodotto.
L’IA COME AIUTO IN AZIENDA
“Innanzitutto – spiega Giorgio Soffiato, Ad di Marketing Arena – va sottolineato come l’IA generativa sia solo una parte dell’IA complessiva, che può riguardare l’uso delle macchine per la produzione del vino, la trasformazione e l’invecchiamento del vino, riconoscendo magari difetti o valori nelle bottiglie. Per quello che riguarda la prima, invece ci sono due aree principali di utilizzo: la generazione di contenuti e gli agenti IA. Quando parliamo di intelligenza artificiale generativa, andiamo molto più vicini al tema del contenuto e quindi abbiamo tutta un’attività di supporto in ogni presidio del marketing che noi mettiamo a disposizione. E sarà sempre più integrata nei software che utilizziamo normalmente, una sorta di assistente per rendere più veloce e intuitivo il lavoro con una intelligenza operativa, non strategica. Azeem Azhar, uno dei maggiori studiosi al mondo sullo sviluppo della tecnologia e il loro impatto sull’umanità ha descritto l’IA come un “secondo paio di mani” o un “secondo cervello”, evidenziando la sua funzione di supporto.
“L’IA – conferma anche Andrea Boscaro, co-fondatore della società di formazione e consulenza sul business digitale The Vortex – è come una grande facoltà universitaria, con molte discipline specifiche e diverse. Non si può quindi parlare di IA in modo generico, ma bisogna distinguere tra le varie applicazioni e tecnologie. C’è una differenza, ad esempio, dalla computer vision usata nell’agritech per monitorare la maturazione dell’uva e l’intelligenza artificiale generativa, quest’ultima spesso solo associata al marketing, ma in realtà con un grande potenziale per le aziende vinicole, anche le più piccole, riducendo la difficoltà nell’affrontare compiti come la raccolta di informazioni, l’individuazione delle controparti, l’accesso e l’elaborazione di dati, e l’internazionalizzazione e il marketing. Direi che per le aziende vitivinicole esistono oggi due strade parallele: l’IA generativa per le persone a livello professionale e l’IA generativa per l’organizzazione. Quest’ultima può essere impiegata per automatizzare compiti ripetitivi, come ad esempio monitorare i siti dei concorrenti per offerte o promozioni”.
IL FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Quindi, che futuro ci aspetta? “L’IA farà sicuramente parte delle nostre vite – conclude Soffiato – ma in modo delicato, dolce e invisibile, un po’ come l’elettricità o l’orologio, tecnologie che quando uscirono sembravano rivoluzionare e che oggi usiamo in modo quasi naturale ed automatico”.
“Ma non sarà sicuramente un passaggio immediato né facile – aggiunge Boscaro – siamo ancora in una fase emergente che seguirà quello che è il modello di innovazione ipotizzato da Gartner, con un picco delle aspettative, seguito dalla disillusione, dalla consapevolezza e dalla stabilizzazione. Un recente studio della School of Management di Trieste ha evidenziato come la mancanza di competenze e la poca chiarezza sulle applicazioni concrete siano oggi i principali freni all’adozione dell’IA nelle piccole e medie imprese. L’approccio dovrebbe invece essere graduale, vedendo l’IA come un collega nuovo da affiancare, non come un sostituto”.