Prosecco.it — Conegliano Valdobbiadene DOCG

Il fascino dei castelli del Conegliano Valdobbiadene

È un lungo intreccio di storia e di storie, quella che fin dal medioevo ha punteggiato di alcuni castelli le più panoramiche sommità della fascia collinare della Marca. Possenti edifici sorti in luoghi strategici per ostentare potere e difendere territori, che oggi segnalano alcuni dei punti più ameni per ammirare le colline del Prosecco Superiore. Tra le suggestioni del passato, le seduzioni dell’arte e l’incanto della natura.
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L’itinerario tra i manieri del territorio non può che cominciare da Susegana, la città “dei due castelli”. Quello che domina il paese è il castello di San Salvatore, costruito nel XIII sec. e presto divenuto uno dei più estesi in Italia. Da sempre – ancora oggi – residenza della famiglia Collalto, resistette agli assalti degli Ungari del Quattrocento e prosperò soprattutto dopo il Cinquecento, ospitando numerosi artisti che lo abbellirono e molti altri che vi trovarono ispirazione per le loro opere. Nel Settecento, il conte Odoardo fece erigere un imponente palazzo e giardini pensili affacciati sul susseguirsi di campi di sua proprietà nei quali, nell’Ottocento, furono introdotti nuovi metodi di coltivazione della terra e soprattutto della vite, che diedero lustro alla già storica produzione vinicola della famiglia.

Da baluardo difensivo a dimora signorile, da proprietà feudale a moderna impresa agricola: l’ampliarsi e il differenziarsi delle strutture del castello ne narrano l’evoluzione, tragicamente interrotta dalla prima guerra mondiale, che ne causò la parziale distruzione. Solo un lungo e appassionato intervento restaurativo operato famiglia Collalto, ha restituito al castello la sua funzione di centro di cultura, di arte e d’incontri.

È sede, tra l’altro, di Vino in Villa, il più noto appuntamento annuale dedicato al Conegliano Valdobbiadene: il terzo week end del mese di maggio apre al pubblico le sale del Palazzo, gli eleganti giardini delimitati dai ruderi medievali e i poderosi bastioni, dai quali ammirare i morbidi orizzonti verdi dell’immensa tenuta degustando l’ultima annata del Prosecco Superiore DOCG.

Collalto

Castello di Collalto – Francesco Galifi

Dal castello di San Salvatore, una spettacolare passeggiata conduce alle rovine del primo insediamento dei Collalto nella regione del Piave. Costruito nel 1110, il primo nucleo del Castello di Collalto fu il possente torrione che ancor oggi spicca tra le numerose tracce della sua inespugnabile triplice cinta di mura. In seguito alla costruzione del vicino castello, divenne una struttura difensiva che perse progressivamente d’importanza e fu anche devastato da contrasti interni alla famiglia. Divenne poi un monastero, soppresso da Napoleone e trasformato in filanda. Il lento declino culminò con la Grande Guerra, durante la quale fu distrutto e definitivamente abbandonato, anche se una leggenda vuole che vi si aggiri ancora il fantasma di Bianca, giovane damigella murata viva per gelosia. Le persone in carne ed ossa, invece, frequentano molto quel che resta del borgo medievale, grazie alla suggestione del luogo e a numerose manifestazioni culturali, visite guidate e a un vivace mercatino dell’antiquariato (seconda domenica del mese, dalla primavera all’autunno).

Più a ovest, tra Farra di Soligo e Col San Martino, si ergono tra il verde le tre Torri di Credazzo, collegate tra loro da mura che delimitano due cortili interni. È quanto resta del fortilizio eretto, probabilmente dai Collalto, tra il IX e X sec. – ceduto ai da Camino e tornato poi ai Collalto – che faceva parte di un articolato sistema difensivo esteso fino ai castelli di Col San Martino e di Soligo, oggi perduti. Nel 1413 fu distrutto dagli Ungari e abbandonato; solo negli ultimi decenni, grazie all’amorevole restauro di un illuminato proprietario, questa suggestiva casa-forte ha ripreso a vivere, anche se non è aperta al pubblico e non è nemmeno semplice avvicinarsi al suo portone d’ingresso, cui si accede da un percorso tra i filari di vigne che per secoli sono stati gli unici suoi guardiani.

Per respirarne un po’ le atmosfere e condividerne lo spettacolare panorama, ci si può recare alla vicina chiesetta di san Lorenzo, edificio di origine medievale cui si accede solo addentrandosi a piedi tre le vigne per circa un chilometro. Ma l’emozionante vista godibile dal sagrato vale molto di più della fatica del cammino.

Nel cuore dell’area del Cartizze, le rovine di un’altra fortificazione a lungo dimenticata e tornata tristemente a vivere proprio per la sua straordinaria posizione panoramica. È – ma meglio dire era – il Castello di Mondeserto, cui oggi si arriva seguendo le indicazioni che portano ai luoghi della Grande Guerra. Perché l’antico castello, costruito all’inizio del XII secolo sulla somma del Col Crosét che sovrasta l’abitato di Saccol, fu trasformato in un osservatorio-bunker dagli austro-ungarici nel 1917. Tanto che ancora oggi, inseriti nella base di una sua antica torre, vi sono i resti in cemento armato della postazione bellica.

Gli artiglieri austriaci lo trovarono già totalmente abbandonato e coperto dalla boscaglia, dopo che i potenti signori che lo abitarono tra l’XI e il XIV secolo, tra cui la famiglia Da Vidor, lo cedettero alla Repubblica Veneziana, anche se probabilmente non in buone condizioni, poiché si hanno notizie di due successive distruzioni nel XIII e nel XIV sec.

Rimasto pressoché abbandonato per quasi cinque secoli, il castello oggi rivela poco della sua storia: la struttura originaria, ricavabile da quanto rimasto visibile, era costituita da una cinta muraria robusta che abbracciava l’intera cima del colle, ma non vi sono elementi utili a immaginarne gli apprestamenti difensivi e gli edifici interni alla cinta. Quello che resta, però, è lo straordinario fascino dei suoi resti sparsi tra i vigneti di Cartizze (siamo nel cuore della denominazione). E il piacere di affacciarsi alla sommità del colle, per ammirare la dolcezza di un panorama esclusivo.

Più a nord, a Cison di Valmarino, uno sperone del monte Col de Moi divenne, fin dalla fine del XII secolo, sede di una fortezza militare che i feudatari Caminesi resero in seguito abitabile, erigendo un palazzotto e una torre centrale circondate da mura. Divenuto di proprietà della Repubblica di Venezia, fu da questa donato, per servigi di guerra, alla forlivese famiglia Brandolini, che trasformò la fortezza in monumentale dimora patrizia. Nella seconda metà del Novecento il castello divenne un centro culturale e spirituale salesiano e alla fine degli anni Novanta fu trasformato in un albergo di charme, Castelbrando, dove si alternano architetture duecentesche a strutture cinquecentesche, fasti barocchi e accuratissimi restauri. Una funicolare panoramica conduce ai suoi saloni, ristoranti, teatri e bar. E alle ampie terrazze delimitate dalle mura merlate, che dai loro quattrocento metri di altitudine si aprono sull’incantato borgo di Cison e sulle colline vitate della Valsana.

Vittorio Veneto, nata alla fine dell’Ottocento dalla fusione di Serravalle e Ceneda, conserva i fortilizi dei due centri, emblemi delle loro ben diverse storie. Nella prima, roccaforte della famiglia Da Camino, sorse già nel XII sec. il Castrum. Attorno alla sua ampia spianata fortificata fiorì un dinamico centro di commerci collegato con l’Alemagna. All’interno delle mura medievali, oggi vi si possono apprezzare un vasto giardino, una torre adibita a Bed& Breakfast e un’antica cantina scavata nella roccia che, nella bella stagione, ospita un’enoteca per la degustazione del Conegliano Valdobbiadene. Inoltre, il Castrum è anche sede di un prestigioso festival teatrale estivo.

Ceneda, invece, è dominata dal Castello di San Martino che sorge sul colle San Paolo, collegato alla piazza della Cattedrale da una breve strada molto panoramica. Sorto già nel V-VI secolo, rappresenta il sistema difensivo, più volte danneggiato da eventi bellici e sismici, di un centro non fortificato e sparso nella campagna, proprio al contrario della contigua Serravalle. Oltre ad essere, da sempre, la dimora del vescovo di Vittorio Veneto, è oggi anche una Casa di Spiritualità, che ospita chi intende trascorrere qualche giornata di ritiro o di preghiera e accoglie numerose iniziative culturali.

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Castello di Conegliano – Francesco Galifi

L’ideale tour tra i castelli del Conegliano Valdobbiadene, iniziato a Susegana, non può che concludersi pochi chilometri da lì, al Castello di Conegliano. Anche se ci si può comodamente arrivare in automobile, è molto suggestivo percorrere a piedi la salita che parte dal cuore della città e s’inerpica, costeggiando le antiche mura, fino alla sommità del colle che fu abitato già nel XIV-XII sec. a.C., dove si possono ammirare anche elementi di fortificazione risalenti all’XI secolo. È il centro del Castelvecchio, di cui restano pochi elementi, tra cui la Torre della Guardia, sede del museo civico (pregevole pinacoteca, collezione di armature e sezione archeologica), dal quale si apre una magnifica vista sulla città e sul circondario. Non meno emozionanti sono la visuale dalla vicina Torre Mozza (o Saracena), che ospita anche un ristorante, e la successiva discesa verso l’oratorio della Madonna della Neve, costruito al posto di una porta difensiva. Continuando la discesa si torna nell’attuale centro storico, un tempo cuore del borgo difeso da mura ancora visibili anche all’interno degli edifici, dove il dialogo tra storia millenaria e storie quotidiane continua…

[Articolo originariamente pubblicato sulla rivista Visit Conegliano Valdobbiadene Primavera Estate 2016. L’intero numero è disponibile qui]